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FAZZOLETTI DI TERRA

Slowmachine / Rajeev Badhan

FAZZOLETTI DI TERRA

Slowmachine / Rajeev Badhan

09 Settembre 2022 | 21.00
Giardino della Biblioteca di Valstagna,
Valstagna
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Prezzo: € 10.00

Accessibilità



Luogo alternativo
in caso di maltempo
Rinviato in data da definire

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Slowmachine con Rajeev Badhan firma un omaggio al documentarista veneto Giuseppe Taffarel, di cui ricorre il centenario della nascita.

**AGGIORNAMENTO METEO: a causa di possibile maltempo, lo spettacolo è rinviato a data da destinarsi**

PRIMA NAZIONALE
COPRODUZIONE DEL FESTIVAL
ideazione e regia Rajeev Badhan
compagnia Slowmachine

Slowmachine con Rajeev Badhan firma un omaggio al documentarista veneto Giuseppe Taffarel, di cui ricorre il centenario della nascita. La sua capacità di osservare la vita, collegando la storia del singolo alla grande storia dell’umanità, emerge dai suoi in corti, piccole perle nella storia del cinema. Come Fazzoletti di terra del 1962, un capolavoro neorealista in cui racconta il logorante lavoro dei contadini della Valbrenta, per sottrarre alla montagna piccoli pezzi di terra. Rajeev Badhan prosegue qui la sua ricerca sulle relazioni tra teatro e cinema documentario, indagando, attraverso la figura di Taffarel, anche i luoghi da lui narrati.
Giuseppe Taffarel nasce a Vittorio Veneto nel 1922, dove muore nel 2012. A 19 anni era arrivato a Roma per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica e vi fa ritorno nel 1946, dopo aver combattuto nella resistenza partigiana sulle Prealpi bellunesi-trevigiane. E’ il periodo d’oro del cinema neorealista e Taffarel partecipa alla scrittura di numerose sceneggiature e recita in una ventina di film tra cui Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani (1951). Nel 1960 – dopo aver teorizzato sulla nascita del “nuovo cinema documentario” con Michelangelo Antonioni e l’amico Vittorio De Seta – dirige il suo primo film La croce girato a Vittorio Veneto. Da allora fino all’inizio degli anni Ottanta, realizza oltre trecento documentari di tematiche e generi diversi, ma in tutte le sue opere, lo sguardo antropologico/etnografico confluisce nell’estetica dell’immagine, culminando in momenti di assoluta liricità e rara poetica audiovisiva.