Uno spettacolo di acrobatica, giocoleria, clownerie, nato dall’incontro di due artisti circensi e un musicista: Magdalina Vicente, Nicolò Bussi, Giacomo Vitullo, che in scena si incontrano e scontrano, rimbalzando tra numerosi universi e molteplici discipline. Esplorano millemila stati d’animo con un candore di bambino, lanciandosi e arrampicandosi senza mai perdere la fiducia l’uno per l’altro, in un mix di acrobazia, risate e musica per una storia che commuove e diverte il pubblico di ogni età.
Summary: La performance Outdoor dance floor di Salvo Lombardo è pensata come una piattaforma da ballo per spazi non dedicati al clubbing.
Data evento: 20-08-2023
Dove: Piazza Libertà
Prezzo: € 5
Orario: 22.00
Tipologia: Danza
ideazione, coreografia e regia Salvo Lombardo performance Daria Greco, Salvo Lombardo direzione tecnica Maria Elena Fusacchia set multimediale a cura di Alessio Troya contributi video Daniele Spanò organizzazione: Giulia Vanni
produzione Chiasma con il sostegno del Ministero della Cultura in collaborazione con Fondazione Romaeuropa
Salvo Lombardo è artista associato della Lavanderia a Vapore e di MILANoLTRE
La performance Outdoor Dance Floor di Salvo Lombardo è pensata come una piattaforma da ballo per spazi non dedicati al clubbing, attraverso la quale lo spazio della sala da ballo è reinterpretato e portato in spazi non convenzionali. Proseguendo la ricerca su come gli spazi della club culture aprano una dimensione in cui il ballo e la musica diventano territorio di liberazione dei corpi e occasione per l’affermazione di una “politica” del corpo che trascende le convenzioni, i performer Daria Greco e Salvo Lombardo, tessono i punti di un’azione coreografica basata su una serie di sequenze di movimento imitabili.
Una performance sostenuta dalla relazione con la pulsazione musicale, sonora e visiva di un live set multimediale, dove le sonorità più ruvide, dalla patina digitale e industriale, incontrano l’estetica della musica techno. Dopo la coreografia, il pubblico sarà invitato ad inserirsi nel flusso dell’azione.
regia, scena, costumi Giorgia Cerruti adattamento dell’opera di Pirandello a cura di Fabrizio Sinisi con Davide Giglio, Giorgia Cerruti, Silvia Ferretti, Woody Neri disegno luci, consulenza scenotecnica Lucio Diana sound design, fonica Guglielmo Diana tecnico di compagnia, corealizzazione scene Marco Ferrero
responsabile organizzativo Angelo Pastore segretaria di compagnia Emanuela Faiazza
uno spettacolo di Piccola Compagnia della Magnolia, in coproduzione con CTB/Centro Teatrale Bresciano e Operaestate Festival con il sostegno di Scarti / Centro di Produzione Teatrale di Innovazione, La Spezia
ENRICO IV_una commedia è il secondo spettacolo del Progetto Vulnerabili, una trilogia a cura di Piccola Compagnia della Magnolia che nel triennio 22-24 indaga il tema dell’umana vulnerabilità rispetto al tempo, all’ingiustizia, alle apparenze.
Un’opera nera. Nera e sensoriale, dove le parole di Pirandello emanano stati dell’animo, non dicono fatti e non espongono apollinee tesi filosofiche ma stendono i fili del tempo sui rapporti tra le persone. Apparentemente Enrico IV è una tragedia, almeno così l’aveva sottotitolato Pirandello al principio. Ma è davvero una tragedia? C’è un Umorismo grottesco che pulsa sotterraneo e che scompone le apparenze, che individua il “contrario” delle cose, per rispondere a un bisogno di cogliere le contraddizioni della realtà. E poi c’è il Teatro – la finzione, il travestimento, lo svelamento – che Pirandello dispiega a piene mani e di cui è primo spettatore divertito. Lo spettacolo cerca di portare questo magma verso temperature shakespeariane, dove alto e basso si uniscono e rivelano “questa disperata passione di essere nel mondo” come direbbe Pasolini.
“L’architettura dell’opera mi ha rivelato – afferma la regista Giorgia Cerruti – che cercavo il modo di fare uno spettacolo sul riconoscersi, al di là del tempo, delle trasformazioni, delle sembianze. Se ti riconosco esisti ma soprattutto esisto io; lo specchio in cui guardiamo è sempre e soltanto il volto delle persone incontrate.”
ENRICO IV_una commedia si confronta con il Tempo che fluisce incontenibile sui nostri pensieri e sulla nostra pelle. Lo sgomento di non riconoscersi più o di non riconoscere più gli altri porta il protagonista a scegliere un’esistenza fittizia, irreale, ma storicamente ben definita e capace di fissare in una forma l’inesorabile flusso temporale della vita. Questo tipo di vulnerabilità, dove la maschera indossata svela ancor più drasticamente i tormenti autentici, può risuonare oggi intensamente.
Dall’eremitaggio di Enrico, durante il quale assiste alla perdita dell’unico amore della sua vita, degli amici, dei ricordi, nasce un viaggio per quattro attori dentro un luogo di lavoro compromettente e arduo. Un tragitto dentro l’umana vulnerabilità, fatto di solitudine, voli pindarici, cadute dalle quali a volte ci si rialza a stento.
Dopo alcuni anni di lavoro sulla drammaturgia contemporanea, questo affondo sul classico pirandelliano riporta la Compagnia alla matrice originaria di lavoro sui classici e conferma l’intesa tra la regista Giorgia Cerruti e il drammaturgo Fabrizio Sinisi, impegnato con Piccola Compagnia della Magnolia nel triennio 22.24 sul Progetto Vulnerabili (FAVOLA_2022 | ENRICO IV_una commedia_2023| CENCI_2024).
Summary: Indaga il corpo come materia malleabile il nuovo lavoro della danzatrice e coreografa Annamaria Ajmone, incontrando le mille possibilità della composizione elettroacustica di Laura Agnusdei.
Ideazione, danza, musica: Annamaria Ajmone, Laura Agnusdei Costumi: Fabio Quaranta Sguardo esterno: Giada Cipollone Una coproduzione L’Altra associazione, We-Start Centro di Produzione Piemonte Orientale, Bolzano Danza | Tanz Bozen, OperaEstate Festival nell’ambito del progetto BoNo!. Con il sostegno di Triennale di Milano e Fondazione Haydn di Bolzano e Trento. In collaborazione con Ar/Ge Kunst. Annamaria Ajmone è artista associata di Triennale Milano 2021-2024.
Su invito del Festival Bolzano Danza e We-Start/Novara Jazz – all’interno del progetto BoNo –, la danzatrice Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei presentano BLEAH!!!. Prendendo spunto dalle opere di poesia visiva, auditiva e cinepoesia dell’artista Lucia Marcucci (parte del Gruppo 70), che quest’anno verrà celebrata con una mostra personale presso la galleria Ar/ge Kunst di Bolzano, Ajmone e Agnusdei mettono a confronto le loro ricerche lavorando tra gesto e suono.
BLEAH!!! è una parola che fa. Crea un volume nello spazio tra il palato e il labbro, crea un suono che è già significato. Nell’omonima poesia visiva di Lucia Marcucci, questo gesto-suono si toglie dalla pronuncia del corpo e dilaga sulla pagina, interrompe l’aspettativa percettiva del suo ascolto per farsi invece dire, vedere, leggere. È un commento che si fa opera. Studiarlo insieme. A questo invito risponde la collaborazione tra la coreografa e danzatrice Annamaria Ajmone e la musicista Laura Agnusdei che lavorano insieme per la prima volta. L’immaginario di Lucia Marcucci funziona come un argomento che rompe il ghiaccio, l’innesco per il dialogo, l’inizio di un incontro. È un punto di partenza che informa un processo di ricerca e di lavoro, che poi prende la sua deriva.
BLEAH!!! ritorna ai corpi e ai loro oggetti. Disarticola la performatività tipica dei ruoli della danzatrice e della musicista e progetta un paesaggio da creare insieme, con il canale comune del respiro e con gli oggetti che ci sono. Ajmone e Agnusdei sperimentano una scrittura che disattende e redistribuisce le funzioni autoriali. La danza suona e la musica danza; il suono coreografa lo spazio, il movimento lo accompagna, lo rimodula, lo moltiplica. I volumi e i gesti del sax, del corpo, dei respiri, dei tamburi inventano zone acustiche di incontro e relazione, dove variano architetture e temperature, poetiche e affettive. Solo una zona rimane franca, ferma, come una stanza.
Al centro una consolle dove girano vinili, i corpi siedono vicini e attivano un set di suoni e mondi già conosciuti, che vengono ricombinati. Un luogo a parte, dove ci si ritrova e dove si può interrompere e commentare il resto dell’opera o del mondo.
Summary: "All of My Love" è una performance suono-coreografica che traspare attraverso il ricordo di esperienze, testi, oggetti, pratiche artigianali, e operazioni manuali.
Data evento: 22-08-2024
Dove: Teatro Remondini
Prezzo: unico € 8
Orario: 20.00
Tipologia: Danza
Prima Nazionale
ideazione, coreografia e interpretazione Ioanna Paraskevopoulou sound design / musica Aliki Leftherioti scenografia Eleni Stroulia e Ioanna Paraskevopoulou luci Eliza Alexandropoulou contributo drammaturgico Elena Novakovits supporto tecnico video Lampros Papoulias testo, edititing materiale archivio e editing foto Ioanna Paraskevopoulou assistenza coreografia Elpiniki Saripanidou assistenza scenografia Nikos Papadopoulos foto Yannis Bournias produzione esecutiva Kassie Kafetsi - Cultόpιa
con il supporto dell'organizzazione neon per la cultura e lo sviluppo residenza sostenuta da la Briqueterie cdcn du val-de-marne / fondation d'entreprise Hermès commissionato e prodotto da Onassis stegi coprodotto da un festival di danza/ Bulgaria sostenuto dal Onassis stegi "verso l'esterno" programma di esportazione culturale.
Molte grazie a Kalamata dance festival, Alexandros Tomaras, Christos polimenakos, Danis chatzivasilakis, tappa 38
Prendendo in prestito il titolo dall'omonimo traccia dei Led Zepplin, "All of My Love" è una performance suono-coreografica che traspare attraverso il ricordo di esperienze, testi, oggetti, pratiche artigianali, e operazioni manuali. Un paesaggio mutevole in cui nulla rimane silenzioso. Un invito ad un'intensa esperienza che sfiora i confini della perdita. Una composizione coreografica di diversi ricordi e immagini. Una lettera d'amore, ricordo e omaggio a tutti quelli che non sono più con noi. Alla ricerca di motivazioni ed emozioni, l'artista inizia con una domanda: "Come sarebbe un ultimo ballo se ci fosse domani"? Per una prima risposta, sceglie di ripristinare i ricordi attraverso la divisione di elementi diversi e la loro ricomposizione sonora. Estratti di film preferiti, testi di canzoni amate, voci di amanti, estratti da Super8 film, suoni di attrezzi agricoli ed elettrodomestici, fotografie e ricordi corporei generano una ritualità, attraverso la quale i modi di essere vengono modificati. "All of My Love" sfugge alla linearità, ispirando discontinuità e mettendo in discussione la dualità, offuscando i confini di inizio e fine. Rivela origini personali, traumi e fantasie, nel tentativo di riconciliarsi con l'idea della morte. Cattura ricordi e li trasforma in un luogo di catarsi, invitando lo spettatore ad unirsi a una reminiscenza paradossale. Insegue una piuma nel vento. "All of My Love" è un grido cinetico e sonico per tutto ciò che non c’è più, per tutto ciò che esiste e si trasforma, per tutto ciò che c'è sempre.